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L'ISOLA DELLA FELICITÀ
Radio Cronache Rimate - Alberto Cavaliere (1897-1967)



Cento persone, disgustate dalla civiltà moderna, hanno lasciato gli Stati Uniti per trasferirsi in un'isola deserta del Pacifico, dove intendono vivere allo stato primitivo e secondo i dettami del Vangelo.

Nukalinava, Nukalinava,
dove c'è il sole per dieci mesi,
dove una selva di fiori accesi
profuma i sogni più dolci: brava,
cara, discreta Nukalinàva,
nell'Arcipelago delle Marchesi...

Da San Francisco cento persone,
solo assetate d'aria e d'oblio,
insofferenti del tramestio
che ai nostri giorni la vita impone,
sono partite, dicendo addio
a quella bolgia di perdizione:

sono partite verso serene
lontane rive, dove il destino
promette pace, dove il mattino
non è svegliato dalle sirene,
ma schiude gli occhi come un bambino
felice, e il cuore si sente bene;

e dov'è tutto superfluo, tranne
l'amore, il pane, le buone cose;
dove, tra un fresco riso di spose,
la primavera nelle capanne
- fatte di giunchi, fatte di canne -
entra con l'ore colme di rose.

Lì, sei felice: non ti soggioga,
con le sue vane necessità,
empia tiranna, la civiltà;
e il tempo, uguale, sognando voga,
con la lentezza d'una piroga,
verso il tuo porto, Serenità.

Cento persone, che disgustava
questo moderno trambusto immite,
di cui la vita s'è resa schiava,
cento persone sono partite
verso le dolci rive fiorite
di un'isoletta: Nukalinava.

Addio, ricordo d'ore cattive,
nutrite solo d'ansie e d'affanni...
Ma c'è qualcosa di cui si vive
e a cui gli umani mai sfuggiranno:
ed io so quello che fra qualche anno
accadrà forse su quelle rive.
Sorgeran molte capanne: alcune
saranno belle, forse a due piani.
Sfrutteran tutti - prima in comune,
dopo da soli - cocchi e banani:
molti (conosco gli americani)
ammasseranno delle fortune.

Sorgerà certo qualche negozio,
fonderan dopo pure un giornale
e, per passare le sere d'ozio,
vorranno aprire qualche locale:
la sera è lunga, poi sempre uguale,
là, nella zona dell'equinozio.

Un giorno, un tizio farà venire
un'automobile utilitaria,
indi una radio: non è per dire,
convengon tutti ch'è necessaria.
Scuole? Una sola scuola d'agraria:
la mite scienza dell'avvenire...

Io non so il tempo che ci avran messo
per costruire quella città:
« La ricordate, pochi anni fa?
Guardate invece, grazie al progresso,
quest'isoletta che cos'è adesso »
il borgomastro, fiero, dirà.

Sorgerà un centro fra i più mondai
su quelle rive dolci e corrotte;
e accorreranno turisti a frotte,
con i vapori, con gli aeroplani:
« Nelle Marchesi non fa mai notte
proclameranno quegli isolani.

E gireranno le Ford e i tram;
e vi saranno dei pezzi grossi;
s'innalzeranno come colossi
i grattacieli dello Zio Sam;
la notte, i cieli saranno rossi
per i bagliori delle « réclames ».

E un dì, fuggendo da quella cava
di vizi, forse, cento persone
s'imbarcheranno, facendo bava,
verso un'ignota destinazione:
addio, dimora di perdizione,
Nukalinava, Nukalinava!...