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IL RAGÙ ALLA CAPPUCCINA
poesia di Alberto Cavaliere (1897-1967)

Per un caso fortunato,
ricercando un po' alla cieca
nell'antica biblioteca
d'un convento rinomato,

la ricetta un dė rinvenni
d'un famoso condimento
che s'usava in quel convento
nelle feste più solenni.

Si ricava dopo tutto,
questo sugo assai squisito,
da un coniugio ben riuscito
di vitella e di prosciutto,

che si tagliano a fettine
e si mettono sul fuoco,
riscaldando a poco a poco
con tritate cipolline

e con pezzi di lardone;
sale e pepe quanto basta;
il prezzemolo non guasta,
purché in giusta proporzione.

Se si trova sul mercato
vi si aggiunga lo zibibo:
conferisce a questo cibo
un sapore delicato.

Una cosa raccomando,
sopratutto, in modo espresso:
rivoltate molto spesso
e bucate a quando a quando.

Fate prima rosolare;
pomodoro indi aggiungete,
meglio fresco, se ne avete,

Fate cuocere un momento,
acqua, poi, versate sopra,
Sė che il tutto questo copra,
E scaldate a fuoco lento.

Condirete gli spaghetti:
parmigiano in abbondanza.
Che delizia! Una fragranza
da far gola a Marinetti…

Vorran tutti, come spero,
sfruttar subito, in giornata,
la ricetta c'ho scovata
nell'antico monastero.

Non crediate che v'inganni:
in quel luogo di conforto
non c'è un frate che sia morto
senza compiere i cent'anni.