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Vista del santuario della Madonna della Grotta

Santuario della Madonna della Grotta (Bombile)
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Devozione
(davanti al
Santuario
di Bombile)


Vista della
scalinata
di accesso
al Santuario


CENNI STORICI (tratto da : Monografia del Santuario di Nostra Signora della Grotta
presso Bombile di Calabria Ulteriore Prima - V. De Cristo - 1896 - Tip. dell' Unione Coop. Editrice)
'UNICO scrittore antico (per quanto sino ad oggi è in mia conoscenza) che ci lasciò un brevissimo cenno del culto della Vergine della Grotta, è, come dianzi ho cennato, monsignor Ottaviano Pasqua, vescovo di Gerace, il quale fiorì nel secolo XVI ; contemporaneo quindi dell' avvenimento dianzi narrato.
A lui si unisce, in seguito, Giuseppe Antonio Parlà, canonico penitenziere del Duomo di Gerace, il quale annotò, continuò in un supplemento e pubblicò l'opera del Pasqua nella seconda metà del secolo passato.
Il Pasqua adunque, nella sua opera Vitae Episcoporum Ecclesiae hieraciensis, all anno 1505, parlando del vescovo Giacomo Conchiglia, ricorda che, ai tempi di questo prelato e con la sua approvazione, presso Condojanni fu edificata la chiesa di S. Maria della Grotta;
ed in custodia di essa furono introdotti i frati dell'Ordine degli Eremiti di S. Agostino per opera di Frate Giacomo da Tropea, fondatore di siffatto istituto, già socio del Beato Francesco da Zumpano dello stesso. Ricorda pure il Pasqua che, in quei tempi, alla Chiesa della Grotta nel giorno della festa, che cade il 3 maggio, ed in cui ha luogo una fiera, d'ogni parte accorrevano per divozione i fedeli.
Il Parlà poi, in una nota, aggiungeva: " Quest' ampia grotta, che s' apre di fronte ad Ardore, nel fianco della rupe su cui sta fabbricato il villaggio di Bombile, per via d' arte fa ridotta in forma di tempio; e nella stessa roccia furono incavate le celle per gli Eremiti.
Ivi nell' anno 1625 fu collocata una statua marmorea della B. Vergine. E nell'anno 1751 l' altare fu decorato con una cappella a tutto marmo, e di marmo fatto anche l'arco avanti la cappella dal canonico Tommaso Baucio, procuratore del Seminario de' Chierici, a cui (già da tempo soppresso il cenobio degli Agostiniani) era stata annessa la chiesa di S. Maria della Grotta con le sue possessioni".
Questi abbellimenti, ricordati dal Parlà, furono fatti mercé le larghe oblazioni dei fedeli, come viene ricordato dalla iscrizione incisa sull'altare della Vergine. D'allora in poi la chiesa venne sempre più ad adornarsi, anno per anno, colle elemosine dei divoti e ad arricchirsi sia di arredi sacri, sia con ogni cosa che è necessaria allo splendore ed al mantenimento del culto. Così nel 1758 fu fatto lo spianato innanzi alla chiesa, come viene indicato dall'altra iscrizione che leggesi sulla porta di entrata. E qui è necessario notare che il Santuario, probabilmente dopo dell'origine del culto della Vergine della Grotta, o almeno dallo scorcio del secolo XV, era sotto la dipendenza e custodia immediata dei monaci Basiliani e poscia degli Zumpani-Agostiniani. Soppresso quest' ordine dal Pontefice Innocenzo X nel 1653, nella sua Bolla di soppressione comprendeva, tra gli altri cenobi di Calabria, quello di S. Maria della Grotta in Condojanni. I monaci che vi erano però restarono conservati a vita; e dopo la loro morte i beni del convento di Condojanni e la cura della chiesa della Vergine furono aggregati alla mensa del vescovo di Gerace.
Privato cosi il culto della Vergine della Grotta della immediata cura degli Agostiniani, soggiacque col tempo a quel decadimento che è naturale venga a qualunque cosa dipendente da lontano padrone. E quantunque ci siano stati dei vescovi cui stette a cuore il culto della Madonna della Grotta, pure ci furono di quelli che nulla immegliarono, e tutti stettero paghi di mantenervi qualche eremita che avesse cura della chiesa, al parroco di Bombile fecero obbligo di celebrarvi una messa per ogni sabato, e la vigilia della festività mandavano due canonici del Capitolo per presiederla, raccogliere le offerte ed i doni dei fedeli..
Ciò portò che, non celebrandosi più la festa in modo solenne, la divozione al Santuario affievolendosi annualmente, si era quasi perduta nella metà del secol nostro; specialmente che per l'abbandono in cui la località era lasciata, l'accesso al Santuario si era reso pericolosissimo, perché l'angusta sentierosa scalinata intagliata nella rupe e che conduceva alla chiesa, per l' azione delle intemperie si era resa impraticabile.
Ma finalmente maturarono i tempi, e la Provvidenza suscitò quindi chi doveva restaurare il Santuario ed il culto della Vergine della Grotta. Intendo dire del non mai abbastanza compianto sacerdote Domenico Morabito, il quale a buon diritto deve ritenersi restauratore e propugnatore del culto della Vergine di Bombile..
Cessava di vivere nel 1860 il buon parroco di questo Comune, Giuseppe Maria Bova; ed il vescovo di Gerace del tempo, monsignor Lucia, affidava la cura di quella piccola ma importante parrocchia al giovine sacerdote del luogo, signor Domenico Morabito. Per grazia speciale nella salute ottenuta intorno al 1857, erasi egli dedicato tutto al servizio della Vergine della Grotta, e sin d'allora ebbe posto mano a quelle riforme, a quei restauri della chiesa e del luogo, a quelle innovazioni nel governo del Santuario, che gli fecero acquistare tanto nome e tanta benemerenza. Divenuto parroco di Bombile il Morabito, dimostrò coi fatti quanto era la sua venerazione ed il suo attaccamento alla Vergine Maria. Dappoiché, riandando egli nella sua mente quel che era stato per lo addietro il culto di Lei, osservando a che era ridotto a' suoi tempi e pensando ciò che poteva ridivenire mettendolo di nuovo in fiore, ebbe la felice idea di renderlo autonomo..
Per ciò il Morabito propose al vescovo di Gerace di corrispondere a quella Curia un censo annuo, ed avere lui ed i suoi successori la cura libera del Santuario e l'amministrazione dei beni che pel culto dello stesso eransi ereditati del soppresso Ordine degli Agostiniani-Zumpani..
Di buon grado il vescovo concesse non solo tutto quanto chiedeva il Morabito relativamente al Santuario; ma gli cedette eziandio altri stabili che la Mensa possedeva in quel di Ardore. Ed animato e retto il buon parroco da vero zelo cristiano, distribuì a poveri lavoratori buona parte ditali beni, affinchè li coltivassero e corrispondessero alla parrocchia di Bombile un modesto censo annuo.
Con queste rendite, con altre ricavate dal suo patrimonio e con le offerte dei devoti egli in pochi annirese splendido il Santuario ed il culto della Madonna della Grotta, non risparmiando sacrifizi e mezzi per propagarne ognora di più la devozione.
Divulgata nella provincia la fama di tali innovazioni, nelle pie genti si ridestò l'antico affetto per quel luogo, ed i pellegrinaggi al Santuario andarono sempre più aumentando; sicché nel 1865, colle offerte volontarie dei soli concorrenti di Cittanuova, fu costruito il magnifico organo della chiesa. Fu a cura del Morabito che dal 1858 al 1860 si costruì l'ampia e lunga scalinata nella roccia e nel tufo, che dalla valletta di Bombile mena su al Santuario; la quale scalinata è si comoda, che possono per essa salire anco animali da soma. Ed affinchè il Santuario avesse un servizio permanente e dignitoso, fece stabilire colà il Morabito il frate professo Buonaventura Pacilè, francescano da Cittanuova, ed in suo aiuto chiamò ancora frate Giuseppe Raso, dello stesso Comune, entrambi individui adorni di tutte quelle doti che al loro ministero si convengono.
Ingrandì il Morabito anco la chiesa, l'aumentò delle due navate laterali, scavate nel tufo, e l'abbellì a stucco ed ornati siffattamente, che la rese splendida e degna stanza della Vergine Madre di Dio.
La festa, che ricorre a' 3 di maggio, fu organizzata sinora molto bene, e riesce in tal giorno solennissima pel gran concorso di ogni classe di persone che vi accorrono per devozione, per commercio, per vaghezza.
In tal modo, mercé il genio del buon sacerdote Domenico Morabito, si riaccese il culto primiero della Madonna della Grotta, ed ai giorni nostri è tanto fiorente, che quasi non passa settimana che non vengano al Santuario devoti di ogni condizione e grado sociale, a ringraziare la Vergine per grazie ottenute. E nello scorso anno 1894 fu sì grande il concorso dei forestieri nei giorni della festa, che a stento potevasi penetrare nel tempio, tanto era la calca immensa che vi perveniva. Ne potevasi comecchessia trattenersi nel sacro recinto; ma avevasi tempo solo di entrarvi, compirvi rapidamente gli atti religiosi ed uscire: e con tutto ciò la folla era sì enorme che ne la chiesa, ne lo spiazzo che è di fuori bastava a contenerla, perché ivi sboccava come torrente.
In questo anno 1894 però, pochi giorni dopo la festa, e proprio il 12 maggio, cessava di vivere quasi improvvisamente il sacerdote Morabito. Così il suo spirito, dopo settantun anno di terreno pellegrinaggio e mezzo secolo di sacro ministero, quasi tutto impiegato al lustro del culto della Vergine della Grotta, e del miglioramento del proprio paesello natìo, il suo spirito, dico, innocente, puro quale era uscito dal Supremo Fattore, volava nelle celesti regioni a bearsi della contemplazione reale di Colei per amor della quale egli così bene aveva speso i suoi pensieri e la sua vita sulla terra.



In data 28 maggio 2004 un costone della montagna staccatosi, intorno alle ore 12.30, ha completamente distrutto il Santuario. Si è salvata la statua della Madonna, miracolosamente, e tutte le persone che fino a pochi istanti prima sostavano all'interno del Santuario e nel piazzale antistante. Rimangono queste immagini ed il rimorso per un pezzo della nostra storia religiosa che scompare.


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