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Antichi Mestieri

Lo Scarparo

Antica Bottega Calzolaio - CittanovaCittanova 1930 - Bottega di calzolaio - Via Garibaldi

Antico Laboratorio Fabbricazione Zampogne

Cernatali vecchio laboratorio artigianaleCernatali: Vecchio laboratorio artigianale
fabbricazione zampogne, in disuso

Si tratta di un tornio arcaico, azionato tramite un pedale, dove un pezzo di legno a forma di tronco di cono viene fatto ruotare e scavato per mezzo di un arnese, detto sgurbia, allo scopo di ottenere il bossolo (busciola) della zampogna.
Il legno, di solito l' erica o l'albicocco, deve essere privo di nodi, tagliato da novembre a gennaio, durante la pausa vegetativa, ed opportunamente stagionato. I quattro pifferi in legno che vengono inseriti nel bossolo, sono anch' essi fatti a mano. Il suono viene prodotto da un canna della lunghezza di pochi centimetri (zambaredda) inserita in ogni piffero.
L' otre, che viene gonfiata dal suonatore tramite una “cannozza”, è ricavata da una pelle di capra estratta con sapiente maestria e per la perfetta riuscita tale operazione deve essere eseguita solo nei mesi di agosto e settembre, infatti negli altri mesi la pelle dell' animale è inservibile poichè un insetto provoca in essa dei piccolissimi buchi.
Onde evitare che la pelle si secchi il suonatore usava versare nell' otre, attraverso la cannozza, del vino non prima di essersi accertato personalmente della bontà del liquido.

U Carvunaru

Il carbonaio, "u carvunaru", per la sua attività era costretto a vivere nei boschi in ripari, i cosiddetti "pagghiari" costruiti con materiali vegetali. Tutto ciò si rendeva necessario poichè il processo di lavorazione del carbone richiedeva una continua sorveglianza da parte dell'uomo sia durante il giorno che durante la notte in quanto l'accidentale ingresso dell'aria avrebbe potuto accelerare la combustione trasformando il prodotto in cenere.
Poichè con il procedere della combustione il cumulo diminuiva di volume per l'assestamento occorreva, dopo esservi salito sopra, con una scala, battere violentemente il cumulo stesso con un attrezzo.

Il carbonaio"U Carvunaru"

Si inizia preparando la legna in circolo per un diametro di otto - dieci metri. Su tale circolo si costruisce la "fossa" cioè il cumulo di legna da bruciare. A partire dal centro della fossa si costruisce un vero e proprio camino la cui altezza arriva anche fino a quattro metri.

Finita di costruire, la fossa viene ricoperta con felci e terra alla scopo di permettere la combustione in assenza di ossigeno. Ultimata tale operazione viene acceso il fuoco versando braci attraverso il camino. È importante non far spegnere il fuoco ed occorre quindi una continua sorveglianza.

La combustione dura fino a venticinque giorni. Allo scopo di favorire la combustione vengono praticati alcuni fori. Alla fine della combustione la fossa viene raffreddata con getti di acqua prima di raccogliere il carbone. Dalla operazione di pulizia della fossa e raccolta del prodotto trae origine il termine dialettale "scarvunare".


la raccolta delle olive a CittanovaIl durissimo lavoro delle raccoglitrici di olive

Le raccoglitrici di olive, tutte donne, uscivano di casa all`alba e percorrevano chilometri, a piedi oppure stipate, come tanti polli in una stia, nei camion dei caporali. Raggiungevano gli oliveti dei ricchi proprietari borghesi, dove lavorano, dalle dieci alle tredici ore al giorno, a seconda della stagione. Tornate a casa, le attendevano i lavori domestici.
Quelle senza nessuno a cui lasciare i bambini si portavano i più piccoli nei campi, mentre i più grandicelli, tolti presto dalla scuola, partecipavano già alla raccolta. Lavoravano scalze, sempre chinate a terra, e venivano pagate a cottimo. In olio all'inizio della raccolta, quella più scarsa, e poi in danaro.
Per ogni misura, che equivale a circa 12 chili di olive ovvero a una capacità di 20 litri, ottenevano un litro di olio che veniva consumato in casa. Nella raccolta successiva, più abbondante, guadagnavano denaro. Il salario contrattuale prevedeva 64,40 lire l’ora, ma veniva spesso applicata una specie di cottimo, che prevedeva una paga di 300 lire al giorno.

Il lavoro comprendeva, anche il trasporto dei sacchi pesanti, che contenevano le olive raccolte.
A mezzogiorno consumavano una modica colazione all’aperto ed il più delle volte lo facevano senza smettere di lavorare.

Vita dura, quella delle raccoglitrice di olive, senza alcuna assistenza sanitaria. Queste donne si ammalavano di reumatismi, bronchiti e artrosi; malattie molto comuni, a causa della posizione forzata che le donne erano costrette a mantenere per tutta la giornata e del fatto che camminavano scalze.
Esse non potevano permettersi di essere curate, perchè i farmaci erano troppo costosi.
Una malattia molto diffusa era causata dall’Ancylostoma duodenale, parassita che penetrava dalle piante dei piedi e si infiltrava nel sangue, causando anemia, disturbi gastroenterici e turbe nervose.


La transumanza è il complesso delle migrazioni stagionali, delle greggi, delle mandrie e dei pastori, dai pascoli di pianura a quelli delle località montuose e viceversa.
È quello che accadeva in modo significativo fino agli anni ’50, nel nostro territorio, dove nel mese di settembre, al termine dell’estate, avveniva lo spostamento, senza l’utilizzo di mezzi meccanici di trasporto, degli animali dai pascoli estivi che si svolgevano nei piani dello Zomaro del comune di Cittanova, nel Piano Carestia e nel Piano di “Rumbaca”, nel territorio montano del comune di Molochio, verso i pascoli pianeggianti; la zona di Rosarno, le casette, la zona di San Ferdinando.

la transumanza

In questi spostamenti sosta obbligata era Cittanova ed il suo “Campumandru”, per l’alloggiamento delle greggi nelle vicinanze del centro abitato, nell’allora zona libera da costruzioni esistente nelle adiacenze del tratto iniziale dell’attuale via Florimo, imbocco dalla nazionale, nei pressi dell’ex frantoio Valensise.

Questo avveniva, soprattutto per i pastori cittanovesi, nelle settimane a cavallo della terza domenica di settembre. L’occasione veniva data dalla fiera degli animali approvata il 25 dicembre 1843 con decreto da Ferdinando II di Borbone, dalla festa di San Rocco annunciata con il tradizionale "luminario" di inizio novena.
Le persone anziane ancora ricordano il passaggio delle greggi, delle vettovaglie e di tutti gli annessi, lungo la strada nazionale in direzione ovest; greggi che attraversavano il nostro centro abitato diretti verso nuovi pascoli.


abbozzi pipe cittanova

Sullo Zomaro, anche oggi, vi è la presenza dell'erica (erica scoparia oppure "brughiera" ) dalla quale, nel passato, veniva estratto il ciocco che, dopo essere stato squadrato, essiccato, bollito e torchiato da sapienti artigiani cittanovesi, le industrie ottenevano il fornello delle pipe.

abbozzi pipe cittanova

La radice dell’ erica arborea, comunemente chiamata radica, è sicuramente tra le varie radiche, quella più adatta alla produzione delle pipe poichè è di legno duro e molto resistente al calore.

L'estrazione del ciocco dal terreno era una operazione molto delicata che veniva eseguita da esperti raccoglitori (i “cioccaioli”) che, con l’utilizzo di piccole zappe scavavano il terreno con estrema cura, per non danneggiare il ciocco. Il ciocco veniva liberato dalle appendici vegetali e dalle parti cattive e, dopo essere stato pulito, veniva annaffiato abbondantemente con acqua per evitare lo screpolamento ed inoltre veniva ricoperto di terra umida o di frasche per proteggerlo dall'aria e dal sole.
L’aria e il sole lo seccavano e lo spaccavano impedendogli di restare verde e fresco, in attesa del trasporto.
I ciocchi dopo essere stati raccolti venivano portati in segheria dai raccoglitori, che percepivano un compenso per il loro lavoro a seconda del peso e della qualità della radica raccolta.
In segheria i ciocchi venivano tagliati per ricavare gli abbozzi, i pezzi di legno di forme e dimensioni varie da cui si “sbozzava” la pipa.
Dopo il taglio gli abbozzi venivano gettati in grandi caldaie di rame, dove venivano fatti bollire per dodici ore di seguito. L’acqua bollente aveva il compito di sciogliere i succhi, le resine e il tannino, impedendo così al legno di acquisire un sapore amaro. L’acido tannico contenuto in tutte le radici, ma in particolare nella radica di erica, è infatti il maggiore responsabile del cattivo sapore di una pipa soprattutto alle prime fumate. La bollitura, eliminando la linfa, evitava le spaccature del legno, conferendogli pastosità e omogeneità.
Infine, dopo la bollitura, le segherie vendevano la radica, appena bollita oppure semistagionata, alle fabbriche per la produzione e la vendita delle pipe.

Antica Segheria Abbozzi Pipe - CittanovaCittanova, Antica Segheria per la produzione degli abbozzi per la fabbricazione delle pipe