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DIOGENE NOVECENTO
Radio Cronache Rimate - Alberto Cavaliere (1897-1967)



Fra i ruderi romani di Largo Argentina, un uomo ha vissuto per alcuni anni in una botte, non riuscendo a trovare un alloggio.

E' confortante, e a meditar c'invita,
il fatto che in un secolo corrotto
il grande esempio d'un antico dotto,
che disprezzava ii beni della vita
chiedendo ad una botte asilo e pace,
abbia trovato un fervido seguace.

Ma, mentre il sofo greco col suo gesto
mandava gli ateniesi in visibilio,
l'uomo che a Roma scelse a domicilio
- stoico e sereno, semplice e modesto -
l'umile botte, è morto in grige chiome,
senza che il mondo ne sapesse il nome.

Alessandro il Macedone, il più grande
e il più famoso degli antichi eroi,
andò un giorno dal Cinico e « Che vuoi? »
gli domandò: « Palazzi, oro, ghirlande
di gemme, statue, cigni, abiti?... Chiedi! ».
« Non voglio niente: togliti dai piedi! ».

Risulta che al filosofo romano
(come cambiano i tempi ed i costumi!),
invece, ad offrir doni e a chieder lumi
non s'è recato mai nessun sovrano;
non s'è recato, con commosso ciglio,
nemmeno il Presidente del Consiglio.

Macché, macché! Neppure un cittadino
ch'abbia sognato, óhimé, di fargli omaggio...
Pensate se un potente al nuovo saggio
si fosse avvicinato, un bel mattino:
« Che cosa vuoi, maestro? » a lui chiedendo,
a guisa del Macedone stupendo.

Meno sdegnoso del collega greco,
assai probabilmente, in questo caso,
lo sconosciuto eroe, cacciando il naso
rosso di freddo dal suo ligneo speco,
con la voce pietosa e l'aria afflitta
avrebbe supplicato: « Una soffitta! ».