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PARIGI AL BUIO
Radio Cronache Rimate - Alberto Cavaliere (1897-1967)



Il messaggio agli uomini dei 6939, inneggiante al progresso, era stato appena murato in una ermetica cripta, quando gli uomini del 1939, uscendo una sera dal cinema, appresero dagli strilloni di giornali che era scoppiata la seconda guerra mondiale. Parigi, spente le sue luci abbaglianti, viveva sotto l'incubo di un bombardamento distruttore.


C'è la luna nel cielo: com'è strana
questa pallida luna settembrina!
Da dove è sorta, ignota pellegrina
che i suoi grandi occhi incuriosita sgrana
sulla gelida notte parigina?

La luna, ancora! Chi se n'era accorto
che c'è ancora una luna? Ecco, ricama
i gotici fastigi a Nostra Dama,
mette sui ponti uno stupore assorto,
come in un vecchio e stinto panorama.

C'era ancora la notte?... I chiaroscuri,
non schiaffeggiati più dalla brutale
luce al neon (qua e là qualche fanale
velato, appena), dànno ai vecchi muri
quasi il mistero d'una cattedrale.

Peccato! Si starebbe così bene,
in questa luce trasognata e incerta,
sulla Piazza dell'Opera deserta;
ma c'è nell'aria un'ansia di sirene
che disperate chiameranno all'erta.

I fuochi fatui dell'umana boria
si sono spenti, un tragico mattino,
al vento della morte e della gloria:
di tanto in tanto passa sulla Storia,
crudele spegnimoccolo, il Destino...

Niente più luci: un povero chiarore
di luna, appena. E nelle aurore pigre
un senso di sgomento e di dolore
nella vecchia città senza rumore,
che ricorda Gallieni, e Foch, e il Tigre.

Non turbinano più rosse faville
sulla Torre d'acciaio. Sul selciato
non batte più che un raggio desolato
di vecchia luna che ritorna. E il mille
novecentoquattordici è tornato.

E' tornato così, senza entusiasmi.
Un'attonita luna si riflette
sul freddo acciaio delle baionette;
passan nell'aria i taciti fantasmi
di Mata-Hari e di Mimì Bluette.