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PATRIA
Radio Cronache Rimate - Alberto Cavaliere (1897-1967)



La signora Ida Macchi, emigrata da lunghi anni negli Stati Uniti, essendo condannata a perdere la vista, s'è imbarcata a New York per l'Italia, allo scopo di rivedere la patria, prima di diventare completamente cieca.

Ida ritorna al suo paese: vuole,
prima che agli occhi affaticati e stanchi
la dolce luce eternamente manchi,
riveder la sua patria ed il suo sole.

Ne ha girato contrade, ma nessuna
è bella come questa, ov'ella è nata,
da dove il babbo con la nidiata
salpò (quant'anni!) in cerca di fortuna:

una povera patria, che dispensa
a piene mani effluvi e sole ed aria,
mentre non può, la « Grande Proletaria »,
accoglier tutti i figli alla sua mensa.

Ed i suoi figli emigrano a milioni
per terre ignote, per ignoti mari,
a sospirar, nei nuovi focolari,
questa terra d'amore e di canzoni.

Poter fuggire, prendere un vascello,
un aeroplano, è il sogno che li ammalia.
E, chi rimane, vede in questa Italia
quel che c'è di più brutto o meno bello:

ladri di « bici », scandali a catena,
« sciuscià » che ignoran pure il sillabario,
ed una folla di parer contrario
in lotta con il pranzo e con la cena.

Fuggire via... Ma un giorno, in riva al Gange,
in riva al Congo, all'Hudson od al Nilo,
come un sublime e benedetto asilo
questo paese l'anima rimpiange;

e non c'è al mondo, quando s'è lontani,
terra più dolce e bella. Onde, signora,
a voi la vista Iddio conservi ancora
ed apra gli occhi a tutti gl'italiani,

che trovin questa patria benedetta
e bella pur restandole vicino,
anche se, fatalmente, un bel mattino
si vedranno sparir la bicicletta.