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Vista del santuario della Madonna della Grotta nel ricordo del passato

Santuario della Madonna della Grotta (Bombile)
Al centro la Chiesa. A sinistra un gruppo di celle fra cui quella dei cittanovesi scavata nel 1571. A destra in alto, l'Eremo.
La tradizione

Notizie storiche

Devozione
(davanti al
Santuario
di Bombile)


Vista della
scalinata
di accesso
al Santuario


IL TRE MAGGIO (tratto da : Il Santuario della Grotta in Bombile d'Ardore Diocesi di Gerace
G. Battista Zappia - 1937 - Tip. e Libr. Antoniana - Padova)
Fin dai primi giorni della festa i pellegrini della Madonna accorrono numerosi, compresi nella fede e nella devozione profonda.
La festa della Madonna è il tre Maggio d'ogni anno, e viene dopo un periodo di preparazione spirituale.
La gente si sente attratta dal fascino della poesia di questa solennità e, quasi, fin dai primi giorni della novena viene sempre numerosa al Santuario della Grotta.
E son carovane di gente che lascia le proprie occupazioni, trascura i propri interessi, e viene a portare il suo contributo di fede e di amore. È gente che ha gli occhi bagnati di lacrime, il capo cinto di spine.... gente che prega e che ringrazia.
Alcuni giungono sui muli carichi e stanchi, altri sui muli portano i cibi necessari; in appositi cesti i propri bambini. E giungono soli, i devoti della Madonna, vengono in piccoli gruppi, vengono in grandi gruppi, cantando, danzando, ciarlando...
Lo zampognaro non giunge mai solo, e mentre fa ripetere alla sua intonata zampogna un'armonia lunga e sempre uguale, i compagni di viaggio a turno cantano le più belle canzoni in dialetto calabrese, cantano lo «strambotto» a cui, con molta passione, prende parte la bruna calabresella.
La scalinata che conduce al Santuario. In fondo si nota la fontanina che raccoglieva l'acqua del miracolo - Nell'ultimo periodo la fontanina è stata rimossa e la scalinata è stata rifatta.
Appena giunti, unica prima premura è la visita alla Madonna, e subito dopo, al Superiore, quasi con lo stesso affetto e con la medesima devozione, e da questi aspettano i primi aiuti e i primi conforti.
Per le vie, su per la vallata, in paese, dappertutto si canta, si balla ora al suono della zampogna e del tamburello, ora al suono dell'armonica o della mandola. Anche la lira, questo antico strumento, fa sentire le sue note, ordinariamente strimpellata da un curvo, ma arzillo vecchietto, mai pago di raccontare dei suoi numerosi, fortunati viaggi al Santuario..., della bontà della sua lira che da tempo fa danzare tante fanciulle alla Grotta.
Le donne ballano più degli uomini, trascinate da un vero entusiasmo, ballano la tarantella per delle notti intiere col proposito di stancare i più provati ballerini. E si balla dappertutto, per omaggio alla consuetudine e al brio festoso che ti assale.
Sul piazzaletto della Grotta è una confusione inevitabile creata dai venditori, dal continuo va e viene della gente che si ferma a osservare, a comprare, a congratularsi. E sono migliala di persone che si agitano, che si muovono, che gridano la loro fede alla Madonna, che giungono fino all'altare con le candele accese in mano.
Il nostro Rev.mo Vescovo, Mons. Chiappe, è presente tutti gli anni alla festa che rende più solenne anche per il triduo di predicazione che svolge.
E vuole rimanere presso l'altare, sempre al suo posto, dove la folla fa sentire di più il suo peso, con amorevole pazienza di padre, in quei giorni eccezionali in cui la fede d'un popolo devoto non ha limiti, in quei giorni in cui, non si sente altro che una continua implorazione. E sono storpi che lamentano il loro stato, sono ciechi che chiedono di riavere la vista, sono muti che accompagnano il loro gesto supplichevole con un compassionevole lamento.
È gente beneficiata che grida la propria riconoscenza, mai paga di raccontare il miracolo ottenuto.
Alcuni lasciano i propri abiti, altri si tagliano per voto fatto i capelli che appendono all'altare.
E passano così, quei tre giorni di festa, davanti alla Cappella della Madonna, senza staccarsi mai, pregando e cantando le lodi più belle, con la speranza e la fiducia più alta, di vedersi appagati nei loro bisogni e di vedersi concesso il «miracolo del carro» che ordinariamente accade la notte dal 2 al 3 maggio e consiste appunto nel sentire il rumore di un carro trainato da buoi, lì attorno all'altare della Madonna, intorno la Chiesa e la roccia.
Ognuno porta qualche cosa alla Madonna, e quasi tutto quello che oggi adorna la Chiesa, è frutto della devozione dei fedeli: gli scaffali, i banchi, l'organo (1),....
Così per secoli e secoli si mantenne salda la fede per la Madonna e certo si perpetuerà.
E in questo luogo, dove ogni cosa diventa cara per Te, o Vergine, « in questo luogo, ripetiamo col poeta, tra le viscere d'un monte ..... i popoli dell'ultima Ausonia ti consacrarono tempi, o Vita e Salvezza del popolo tuo ».
E ancor qui, dove la natura è in armonia completa con la purezza delle menti, con la bontà della ricorrenza, i pellegrini a migliala si affollano e si stipano, per rendere grazie e chiedere miserieordia alla Signora dei Cieli, fra la gioia immensa, fra i suoni e le danze ..... per secoli e secoli.

(1) Esiste pure, un parato di fiori di bronzo che ha una data veramente antica: 1753, e due quadri raffiguranti la Madonna del Rosario e l'altro S. Veneranda, che portano a margine scritto: «Can. Don. Nicolaus Petrolo, Procurator» e la data. «1779».



In data 28 maggio 2004 un costone della montagna staccatosi, intorno alle ore 12.30, ha completamente distrutto il Santuario. Si è salvata la statua della Madonna, miracolosamente, e tutte le persone che fino a pochi istanti prima sostavano all'interno del Santuario e nel piazzale antistante. Rimangono queste immagini ed il rimorso per un pezzo della nostra storia religiosa che scompare.





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