La Chiesa Madre
La sua costruzione inizia dopo
il terremoto del 1783 ad opera di Maria Antonia Grimaldi, figlia ed erede della defunta Principessa di Gerace, Maria Teresa,
morta sotto le macerie del terremoto e tumulata, nel 1791, nella Cappella dell'Immacolata.
I Grimaldi, patrizi genovesi, acquistarono il Marchesato di Gerace
da un altro patrizio genovese, Tommaso de Marinis, che a sua volta lo acquistò da
D. Consalvo Ferdinando de Cordoba che fu marchese di Gerace durante il periodo
della dominazione spagnola. A Battista Grimaldi succedeva prima Giovan Francesco ed
in seguito Girolamo a cui Filippo III nel 1609 concedeva il titolo di Principe
di Gerace e poi, di padre in figlio, fino a Maria Teresa e sua figlia Maria Antonia.
Con la principessa Maria Antonia Grimaldi Serra, e con l'abolizione della feudalità,
ha termine le serie dei feudatari di Gerace. [continua >>>]
La Chiesa assume forme tardo-barocche sulla base di un piano di lavoro
elaborato dai fratelli Morani, architetti di Polistena.
La grande campana porta la data del 1619 e l'immagine di
San Girolamo che i Grimaldi hanno voluto fosse il protettore del loro feudo ed, ancora oggi, è
il Santo Patrono della città. La statua in legno del Santo è opera dello scultore Domenico De Lorenzo di Garopoli
(1740-1812), autore anche della statua del Cristo Risorto.
Domenico De Lorenzo è stato uno scultore molto attivo nella seconda metà del XVIII secolo e il primo decennio del XIX secolo nelle
diocesi del circondario. Nato a Tropea nel 1740, figlio di Giuseppe e Giulia Naso, dopo il matrimonio si trasferì a Garopoli
(un casale dell'attuale territorio di San Pietro di Caridà) dove morì nel 1812.
L'altra campana della chiesa, fusa nel 1303 e rifusa nel 1819, porta le immagini di di San Girolamo e quella di Santa Maria delle Grazie,
prima Protettrice del paese.
La Parrocchia custodisce le statue che ricordano le fasi della Passione di Gesù Cristo, alcune opera dello scultore napoletano
Francesco Biangardi.
Lo scultore Biangardi, attivo nell'Ottocento, è nato
a Napoli il 23/02/1832 ed è morto a Caltanissetta nel 1911. Il figlio Vincenzo, anche egli scultore dotato di notevole talento,
morì a trent' anni, il 24/09/1890, probabilmente per mano assassina.
Le statue della passione, i cosiddetti "Misteri",
raffigurano scene della passione ed iniziano con quella del "Cristo nell'orto degli ulivi" e terminano con quella del
"Cristo Morto" e dell'"Addolorata".
Esse sfilano per le vie cittadine, portate in spalla, il venerdì della Settimana Santa.
I gruppi dei "Misteri" presenti sono senz'altro quelli più rappresentativi
per numero ed ampiezza scenica con evidenti riferimenti a note iconografie della storia dell'arte.
Il gruppo della Pietà, firmato e datato 1866,
ricorda una analoga composizione seicentesca dei Carracci mentre il Cristo Morto
ricorda opere del settecento napoletano. In quest'ultimo gli angeli sono opera documentata della bottega dei Morani di Polistena.
All'interno, uno dei tre dipinti che adornano il soffitto della
navata centrale, “Gesù conduce gli apostoli sul monte Tabor”, datato 1894, è opera del pittore cittanovese Raffaele Raso. Gli
altri dipinti sono: la "Trasfigurazione e San Girolamo", eseguita dal pittore palmese Domenico Augimeri; la “Comunione di San Girolamo”,
eseguita nel 1894 dal pittore Domenico De Pietro. Eumene Tomagnini da Viareggio è autore dell'altare maggiore e del pulpito,
entrambi realizzati in marmo.
Il Pulpito, in marmo bianco scolpito e ferro battuto, datato 1897, è dono di "Lombardi Antonino e Giuseppina D'Aquino di lui consorte".
Su di esso sono raffigurati San Paolo e alcuni simboli e strumenti della Passione.
La statua in bronzo raffigurante la Madonna con il Bambino posta davanti alla
Chiesa è opera dello scultore cittanovese Michele Guerrisi (Cittanova 23/02/1893 - Roma 29/04/1963).
La Chiesa del S.S. Rosario

Questa chiesa, elevata a Santuario nel 1999, con un decreto del vescovo Domenico Crusco, risulta costruita a partire dal 1823; la prima
pietra fu posta il 7 maggio, ad opera di Don Domenico Maria Siciliani (1787-1864), padre spirituale della Congregazione della SS. Trinità
e della Beata Vergine del Rosario. In precedenza sullo stesso luogo sorgeva una piccola chiesetta dedicata alla Madonna del Rosario, nota
sin dal 1665 e distrutta dal terremoto del 1783.
Il sacerdote, avvalendosi del solo ausilio dei fedeli, affidò l’esecuzione architettonica allo scultore Francesco Morani di Polistena
e ai due figli Vincenzo e Fortunato, l’esecuzione materiale ai Tigani e ai Rovere.
Nel 1953 la chiesa fu eretta a seconda parrocchia cittadina.
L'edificio religioso fu in parte ristrutturato nel 1961 e successivamente nel 2004; in tale data fu inaugurato un nuovo portale in bronzo
raffigurante i misteri del Rosario.
Sulla facciata è posta una statua della Madonna col Bambino,
in marmo bianco, opera dello scultore polistenese Francesco Jerace.
Il soffitto e la cupola al di sopra dell'altare maggiore sono adornati da tele del Colloca (secolo XIX). [continua >>>]
La Chiesa di San Rocco
La costruzione di questa chiesa inizia attorno al 1835 nel luogo dove in precedenza sorgeva il convento dei padri alcantarini,
edificato nel 1728. Il covento è stato raso al suolo a seguito del terremoto del febbraio 1783.
La chiesa di San Rocco è stata costruita per volontà del Notaro Vincenzo Zito su progetto
dell'architetto Vincenzo Tarsitani, ed essa fu completata, a causa delle tante sospensioni dei lavori, dopo quasi settanta anni,
da Don Girolamo Pietropaolo modificando il progetto originario; infatti la facciata, inizialmente prevista
lungo la strada che univa la cittadina allo Jonio, attraverso il passo del Mercante, è stata realizzata dalla parte opposta.
È la più vasta tra tutte le chiese presenti nei paesi circostanti.
All’interno della chiesa si conserva la statua lignea di “San Pasquale” e quella di “San Rocco”, databili entrambe
al XVIII sec. e molto probabilmente appartenenti al distrutto convento dei padri alcantarini, nella memoria della gente ricordato come il convento
di San Pasquale.
Del convento si salvarono anche un calice di argento cesellato ed una colonna di pietra sormontata da una croce in ferro, oggi ubicata sul sagrato
della chiesa.
Le tele che adornano il soffitto della Chiesa sono opera del Prof. Giuseppe R. Moretti (1868-1930), cittanovese.
Sulla navata sono collocate sei statue di mt. 2,70 rappresentanti: S. Girolamo, S. Agostino, S. Tommaso, S. Leone, San Bonaventura e S. Attanasio
che furono ordinate a Lecce e disposte lunedì 15 settembre 1919 in armonia con le due statue delle Fede e della Speranza, opera del cittanovese Celestino
Scionte.













Fino a pochi anni addietro la festa di San Rocco si svolgeva la terza domenica di settembre. Nei tre giorni che precedono la terza domenica di settembre un tempo si svolgeva la Fiera degli animali approvata, nel 1843, con decreto da Ferdinando II°.



Il "luminario", falò di inizio novena. Festa San Rocco.
La Chiesa di San Giuseppe
La chiesa di San Giuseppe è stata ricostruita nel 1865 sulle rovine della distrutta chiesa di
San Francesco di Paola in seguito al terremoto del 1783. La chiesa di S. Francesco di Paola era stata fondata prima del
flagello del 1783, attorno al seicento, come cappella-oratorio di jus patronato della famiglia Avati del luogo.
La ricostruzione è stata effettuata grazie ad una sottoscrizione degli artigiani-falegnami.
Durante la permanenza dello scultore Francesco Biangardi nel nostro paese
(dal 1864 al 1873) gli fu commissionata la statua in legno di San Giuseppe lavoratore con il bambino e San Giovannino che
tutt' oggi si venera nella chiesa.
La costruzione dell'altare porta la data del 1948, il quadro del soffitto è stato collocato nel 1969 mentre il pavimento
è del 1966. La facciata della chiesa è stata rifatta nel 1974 a cura dell'artigiano Girolamo Raso.
Nella chiesa si trova un bozzetto della varetta dei "Misteri", le statue che
rappresentano le scene della passione di Gesù Cristo, raffigurante la Pietà, opera in legno di un artigiano del
luogo formatosi alla scuola del Biangardi.



Il "luminario", falò di inizio novena. Festa San Giuseppe.
La Chiesa della Sacra Famiglia
Situata nel centralissimo Corso Italia, ex via Filangieri, la sua costruzione risale all'anno 1887.
La Chiesa è stata iniziata, completata ed arredata in soli 32 mesi dalla signora Donna Rosa Tarsitani,
vedova di don Vincenzo Palermo, nel sito dove in precedenza esisteva un vecchio frantoio di proprietà della
famiglia De Cristo. È stata realizzata "sfidando contrarietà e calunnie" come si legge da una lapide
commemorativa collocata, a perenne memoria dagli "operai riconoscenti" in data 2 gennaio 1887, nel giorno della sua morte,
sulla parete all'ingresso della chiesa.
All'ingresso, a sinistra, un'altra lapide collocata il 29 giugno dell'anno 1905, dal vescovo Mons. Giuseppe Morabito su istanza del Rettore,
del Priore e del Concessionario, in occasione del venticinquesimo anniversario di fondazione della chiesa, ribadisce la titolarità
di questa chiesa al Patriarca San Giuseppe, istituendo la sacralità nel mese di marzo. Poichè sono state edificate a Cittanova
due chiese dedicate a San Giuseppe questa chiesa è indicata dai cittanovesi anche con l'appellativo "chiesa di San Giuseppe Nuovo" per
distinguerla dall'altra chiesa dedicata a San Giuseppe, la "chiesa di San Giuseppe Vecchio".
L'architettura della chiesa è a tre navate (una navata centrale e due navate laterali più strette e più basse) e abside sopraelevata su
tre gradini. Essa custodisce le statue lignee di Sant'Antonio da Padova e dell'Addolorata, e diversi dipinti. Sull'altare è collocato il gruppo
scultoreo della Sacra Famiglia.
Opere di rilievo:
- Dipinto dell'Addolorata del 1500;
- Due Dipinti della Madonna col Bambino del 1500.
Sulla facciata della chiesa è stato collocato il ricordo delle vittime del bombardamento aereo anglo-americano che colpì, al tramonto di sabato 20 febbraio 1943, l’abitato di Cittanova stroncando l'esistenza di oltre cento persone, distruggendo case e seminando terrore. Ci furono centinaia di feriti ed una moltitudine di sfollati, con ingenti danni alle abitazioni, al sistema elettrico pubblico, al reticolo stradale del paese.
La Chiesa della Madonna della Catena
È la più antica chiesa del paese, gli storici ritengono che sul sito vi fosse precedentemente una chiesa bizantina intitolata a Santa Maria del Campo.
La struttura originaria fu costruita ad opera degli abitanti di San Giorgio Morgeto col nome di Santa Maria di Campoforano e dedicata all'Assunta.
Dopo il colera del 1854 (tra gli anni 1854-60) la vecchia chiesa fu ricostruita ed ampliata per opera dell'Arciprete D. Domenico Luzio e dedicata alla Madonna della Catena.
L'opera è stata ultimata nel 1863 come risulta dall'incisione sulla campana grande della chiesa.
Opere di rilievo: Statua lignea dell'Assunta.
Altre Chiese
Altre chiese sono la Chiesa in onore dei SS. Cosma e Damiano
edificata intorno alla metà dell’Ottocento, la Chiesa del Calvario opera dell'ing.
Domenico Avenoso nel 1912, la chiesetta della Madonna della Salute sullo Zomaro (coordinate geografiche - WGS84: 38.3095043,16.1075349)
e, nella contrada Malizia, la Chiesa in onore della Madonna delle Grazie e della Misericordia
(coordinate geografiche - WGS84: 38.3919025,16.0337947)
dove si può ammirare un dipinto del 1901 dell'artista messinese Giuseppe Bonaccorso.
In questa chiesetta si conserva pure un dipinto della stessa Madonna della scuola napoletana del 1700, di bella fattura, che
apparteneva all'antica chiesetta distrutta nel 1783. Le campane, in bronzo, portano due date differenti, una del 1752 e l'altra del
1818, e segnano le date di costruzione della chiesa.
La Chiesa gentilizia del Contà Feudale di Malizia, del sec. XVIII°, già della signoria della Pietra e di Montebello, si trova nel cuore della "Piana", equidistante dai Comuni di Cittanova, Taurianova, Polistena e Rizziconi.
Dalla Provinciale Cittanova - Rizziconi per Gioia Tauro, si accede dalle stradelle all'altezza di Villa de Leonardis e la vicinale Vutamo,
con segnalazione "Chiesa Madonna delle Grazie di Malizia".
La Fede nel passato
Il popolo delle nostre località, che introduceva una vita fatta di duro lavoro e di sacrifici, aveva in ogni occasione un suo tipico modo di esprimersi. Di ambizioni contenute, amante del semplice e del buono, si accontentava di quanto era necessario per vivere. Alla base del suo mondo stava la famiglia, i cui effetti erano sacri. Grande la sensibilità religiosa, importante l'esercizio dei riti...