Le origini di Cittanova hanno una prova documentale, il bando del 12 agosto 1618 di edificazione
del "Nuovo Casale di Curtuladi", in seguito denominato Casalnuovo e sorto come centro di raccolta delle popolazioni
dei casali distrutti dal terremoto del 1616 e dalle pestilenze degli anni precedenti nella piana di Terranova.
Girolamo Grimaldi della famiglia dei dei Grimaldi di Gerace, signore del
feudo di Terranova, aveva chiesto ed ottenuto l'assenso del re di edificare ciò che nel bando veniva denominato
il "Nuovo Casal di Curtuladi". Tuttavia tutto l'insieme era conosciuto col toponimo di Casalnuovo, già intorno
alla metà del XV° secolo. (clicca per saperne di più).
Furono erette parecchie chiese e nel 1728 anche un convento sotto il titolo di S. Pietro d’Alcàntara dei
Padri Minori Osservanti.
Una violenta scossa di terremoto, il "flagello", mercoledì 5 febbraio 1783, distrusse l'abitato di Casalnuovo ed altre
città e villaggi della piana (compreso tutta la regione tirrenica sottostante le Serre Meridionali, dal Monte Crocco all'Aspromonte, distruggendo
tra l'altro Reggio e Messina) causando migliaia di vittime. A Casalnuovo rimasero integri solamente una fontana
e una colonna di pietra sormontata da una croce in ferro.
In un mese e mezzo si verificarono numerose scosse, quattro delle quali di eccezionale violenza: XI° grado della scala Mercalli il 5 febbraio, X° il 7
febbraio, IX° l'1 marzo e X° il 28 marzo. Gli epicentri delle scosse maggiori migrarono dalle pendici settentrionali dell'Aspromonte verso Nord sino alla
stretta di Catanzaro. La Calabria meridionale ne uscì con enormi danni e con un vero e proprio sconvolgimento geomorfologico ed idrogeologico. Molte
colline franarono e molti terreni inclinati sul monte scivolarono verso il basso. A Casalnuovo morirono sotto le rovine 2017 persone nonostante le strade
larghe e le case basse.
"Il 5 febbraio in brevi momenti distrusse il lavoro di molta industria umana e cangiò in una scena di compiuto lutto
ciò che dianzi sembrava il soggiorno della pace, e delle grazie. I tempi, i ricchi edifici, le umili case divennero in un fiato solo prede fatali di
un terremoto, che confuse e annietò tutto in orribile modo. Fra tante perdite, memoranda e
lagrimevole fu sopra ogni altra quella della Principessa di Gerace la quale ritrovavasi in questo suo feudo a diporto: donna, che lasciò di se stessa
un tormentoso desiderio, e che per la memoria delle sue splendidi e gentili maniere da tutti gli animi onesti, e sensibili, tanto universalmente compianta
in morte, quanto fu in vita da tutti ammirata.
Il suo cadavere fu estratto dalle rovine nel terzo giorno. La tempia diritta e il fianco corrispondente serbavano i segni del colpo fatale che oppresse vita
si cara. L'infrante spoglia mortale di lei or giace in un tumulo eretto tumultuariamente, e depositato nella piccola baracca che fa le veci della distrutta
chiesa dei P.P. Alcantarini, e che è posta poco lungi dalle basi della rupe Cavallica, negli estremi confini di Casalnuovo.
Noi non potremmo allora osservare nulla sulle rovine di Casalnuovo perchè la provvida mano del governo ne aveva fatto sgomberare i rottami. Una
orribile fenditura, formatasi
lungo le basi della rupe altissima (Cavallica). Questa dalla punta del monte, per ove si va alla Serra delle Tavole, si estende verso oriente, seguendo la
direzione delle basi suddette e poi si diverge nelle pianure conterminali, inclinando alcun poco verso settentrione. La sua longitudine eccede la misura di
mille passi. Nella sua estensione non ha uguale apertura." (cronache dell'epoca)
Il 19 gennaio del 1807, con l’ordinamento amministrativo disposto dai Francesi, Casalnuovo divenne capoluogo di governo con giurisdizione
sui luoghi di Radicena, Jatrinoli, Vatoni, Gioia e San Martino.
Il I° aprile dell'anno 1852 con decreto emanato da Ferdinando 2° di Borbone, a seguito di istanza, prese
il nome di Cittanuova.
La cittadina presenta un impianto urbano particolare composto da una parte consolidatasi dopo il sisma del 1616 e da un altro settore sviluppatosi dopo il
terremoto del 1783.
E' sempre stata (fino alla data di completamento della strada a scorrimento veloce di attraversamento della dorsale calabrese tra Rosarno e Gioiosa Jonica,
approvata nel 1974 e completata alla fine degli anni '80) un passaggio obbligato ed un centro di diramazione degli scambi commerciali poichè la stessa
presenza dell'abitato era connessa al sistema di comunicazione. Infatti l'impianto originario, nel Seicento, è caratterizzato dalla via che dal litorale
Jonico raggiunge il crinale di Gerace ed il Valico del Mercante e si divide nei due percorsi per Gioia Tauro e Rosarno. La cittadina assume subito una
caratteristica forma ad Y.
L'antica percorrenza del Passo del Mercante, passante lungo il crinale del Colle Palermo e poi sul ponte che attraversa ad ovest il Fosso Cavaliere in
prossimità della Fontana dello Schioppo,
conduceva al principale asse urbano di Via Garibaldi. Tale percorso biforcandosi determina il nucleo originario.
Su esso convergono inoltre i percorsi da Polistena e da Terranova, il primo con la Via Fondaco ed il secondo identificabile con la Via
Olmo.
Su questo impianto, a raggera, si innesta la dilatazione pianificata dopo il 1783.
Con la diramazione proveniente da Locri Epizephiri, parallela al percorso del Mercante
(attuale tratto urbano della strada provinciale - ex Strada Statale 111), l'iniziale impianto ad Y si trasforma in
una impianto ad X.
All'asse urbano di Via Garibaldi viene creato
un
contrasse trasversale (Via Roma), un raddoppio dell’asse
trasversale (Via Filangieri), e poi i tronchi perimetrali di smistamento di Via Tirreno e Via Nazionale
caratterizzate da una serie di palazzetti nobiliari.
Il baricentro della cittadina si sposta così più ad est in Piazza Garibaldi.
Successivamente l'abitato si spinge fino al limite consentito dalle propaggini montuose.
L'impianto urbano, ancora oggi, conserva esempi di edilizia nobiliare, significativa emergenza di architettura privata.